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Martiello è finito ai domiciliari dopo l’esposto del consigliere Antonio Merola

Giaccio della ProLoco è il principale accusatore del sindaco
15/2/2019 22:16

Sparanise – Con il passare delle ore inizia ad essere più chiara la vicenda che ha portato alla restrizione della libertà personale del sindaco di Sparanise Salvatore Martiello che, da ieri ha letteralmente sconvolto la comunità sparanisana. Ormai è chiaro che tutto è partito da uno dei tanti esposti (ma a questo punto si potrebbe immaginare che queste denunce potrebbero produrre ulteriori effetti) del consigliere comunale nonché ex sindaco Antonio Merola, battuto nel giugno del 2016 proprio da Salvatore Martiello con un margine di 61 voti. Le indagini condotte dai Carabinieri della stazione di Sparanise agli ordini del maresciallo Giuseppe Bisesto, su mandato della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che si sono trasformate nell’accusa di tentata induzione indebita, poggiano da riscontri su quanto dichiarato da Gennaro Giaccio, presidente dalla Pro Loco, a sua volta candidato nel 2016 alla carica di consigliere e non eletto, nell’altra lista civica sempre uscita perdente dalla tornata amministrativa. L’azione sinergica Giaccio-Merola è partita quando il Comune, con una delibera di giunta, decise per motivi evidentemente da accertare nell’eventuale fase dibattimentale, di revocare l’affidamento alla Pro Loco e di gestire tutti gli eventi “in house”. A quanto si apprende dalle 41 pagine di verbale, il costo degli eventi natalizi sarebbe lievitato, di 2783 euro iva inclusa, rispetto ai 16.000 previsti dall’avviso pubblico, facendo venir meno il principio di economicità che sarebbe alla base della revoca dell’affidamento. Resterebbe da stabilire se il programma degli eventi fosse lo stesso o sia stato poi successivamente modificato o integrato e se questa eventuale modifica ne avesse, infine, cambiato il saldo. Sta di fatto, come è ricostruito dagli inquirenti, che dopo un incontro nel quale era presente anche la segretaria comunale dottoressa Daniela Rocco, nel quale stando a quanto dichiarato da Giaccio, il sindaco Martiello gli avrebbe detto di far lavorare delle ditte locali amiche dell’amministrazione, vale a dire Rossi Stage e Party Art, il presidente della Pro Loco, che probabilmente immaginava un programma diverso, avrebbe manifestato perplessità alle quali avrebbe risposto il sindaco dicendo che “lui non poteva non far lavorare le ditte di Sparanise amiche dell’amministrazione”. Sta di fatto che di li a qualche giorno Martiello invia via whatsapp a Giaccio la comunicazione della revoca avvenuta per delibera: “Ciao Gennaro, ho riflettuto sulla questione del programma di Natale e non ha senso modificare il nostro programma per realizzare il vostro. Procediamo noi con l’organizzazione e inseriamo mille euro a voi per l’organizzazione dell’evento “se la gente usasse il cuore”, mentre per i mercatini ed eventi di beneficenza potete organizzare con sponsor”. A questo punto Giaccio avrebbe chiesto un incontro chiarificatore con il sindaco che, stando alla ricostruzione degli inquirenti, non si sarebbe poi verificato. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, “la determinazione” di Martiello nel portare “a termine il suo intento delittuoso” si sarebbe concretizzata al rifiuto di Giaccio, attraverso la delibera tesa a revocare l’affidamento alla Pro Loco e ad assegnare in modo diretto “le attività, mediante frazionamento del servizio, anche a ditte che aveva indicato allo stesso presidente della Pro Loco”. Tale operazione, si legge nella nota del procuratore Maria Antonietta Troncone, fu giustificata con “ragioni di convenienza economica per l’amministrazione”. Ed invece, secondo gli investigatori, con quell’atto, venivano favoriti “determinati operatori e determinava, di conseguenza, una maggiore spesa rispetto a quella che il Comune avrebbe sostenuto se avesse assegnato il servizio a seguito della procedura selettiva che era stata appositamente indetta”. Questo è, per il momento, quanto emerge dagli atti che hanno preso forma dopo la denuncia del consigliere Antonio Merola, del quale si ricordano i numerosi scontri avuti in consiglio comunale con il sindaco ed il resto della maggioranza. La Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva contestato al sindaco Martiello un tentativo di peculato mutato poi in tentata induzione indebita, concretizzatosi nel provvedimento restrittivo firmato dal giudice Nicoletta Campanaro. Fin qui la cronaca giudiziaria. Ci sarebbe poi da aprire un discorso molto più ampio ed approfondito circa il livello di barbarie umana raggiunto in taluni ambienti della politica locale. Sui ruoli che troppo spesso si mescolano e si confondono. Sullo spessore morale di certi individui. Ora però, è necessario oltre che opportuno, attendere le decisioni che saranno prese a breve dal Tribunale della libertà ed avere fiducia nel lavoro della Magistratura.
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