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Nell'ora più buia, basta polemiche. Sforziamoci di diventare una comunità civile

La priorità di oggi è rimanere in vita.
27/3/2020 20:45

Lettera aperta a tutti gli sparanisani.
Cari concittadini, da quasi 3 lustri, nel bene e nel male, mi sono umilmente sforzato di raccontare la vita di Sparanise, la nostra piccola patria antica che vive in questi momenti di forte tribolazione il suo terzo millennio di vita. Una cittadina che storicamente ha nella piazza il suo cuore pulsante, il punto nevralgico delle tappe più importanti dell’umana esistenza. All’ombra della Beatrice tutti noi, chi prima e chi dopo, abbiamo giocato, riso, scherzato, sognato, applaudito, fischiato, abbiamo pianto e ci siamo emozionati, ma non abbiamo mai smesso di sperare. Da qualche settimana, non ci è più possibile vivere come abbiamo sempre fatto da quando siamo nati. Purtroppo siamo in guerra! E solo chi vive l’età della saggezza può sapere e capire cosa significhi questa parola. Il nostro nemico non è visibile e non ha bandiere o ideologie. Non guarda in faccia a nessuno e vive e prolifera cercando di sopravvivere a spese dell’essere umano. Di tutti gli esseri umani, ed in special modo di chi è sopravvissuto all’altra guerra, quella combattuta da altri uomini per altri scopi, che per ragioni di età è più esposto e più vulnerabile. Sono quelle stesse donne e quegli stessi uomini che dopo quella guerra hanno creato le basi e buttato il sangue affinché noi oggi vivessimo nella libertà e nel benessere. I nostri cari hanno fatto sacrifici per noi. Noi, oggi, abbiamo il dovere morale di farli per loro. La distanza sociale, unica arma efficace per cercare di sfuggire a questo terribile virus e vincere la nostra guerra, ci sta privando dei piaceri della vita. Sta minando alla basi del nostro essere individui all’interno di un contesto sociale alimentato da relazioni, incontri, scambi, gesti di affetto. Di amore. Eppure, grazie alla tecnologia riusciamo ancora a vivere come individui sociali, a comunicare, a provare emozioni anche senza toccarci gli uni con gli altri. Insomma, nel bene e nel male, i social media si sono sostituiti alla piazza. Diversamente dai nostri nonni, noi non rischiamo di morire colpiti da una pallottola o sotto un bombardamento e non dobbiamo lottare contro la fame. Loro però ce l’hanno fatta sapendo di poter fare affidamento sul prossimo. Sulla solidarietà tra individui della stessa specie, sapiens, che in stato di necessità si sostengono e si danno forza gli uni con gli altri. Papa Francesco, nel corso della benedizione urbi et orbi di pochi minuti fa, in una piazza San Pietro desolata, ha detto chiaramente che:“il nostro mondo è malato”. Mai come ora dobbiamo avvertire la necessità di riflettere sui nostri stili di vita che troppo spesso configgono con ciò che rappresenta l’essenza della vita stessa. Dell’umanità intera. E’ dunque in questo momento cosi delicato che stride l’individualismo sfrenato e spinto di chi ha la presunzione di poter vivere in eterno. Dall’interesse personale di qualcuno posto, davanti a tutto ed a tutti. Dall’ossessione e dalla frustrazione, alimentata dalla sete di vendetta personale, fatte passare per esigenze generali. Dal plagio dei deboli, da trasformare oggi in soldati utili a fomentare l’odio, l’offesa personale e la sistematica delegittimazione di chi oggi ricopre ruoli di responsabilità e trasformare domani nella carne da macello utile ad ingrossare voti di lista e preferenze. Basta. Per l’amor di Dio, almeno adesso fermatevi. Poco fa Papa Francesco ha invitato ad “Avere cura di non seminare il panico. Ora serve responsabilità”, ha detto. Politici ed amministratori di tutto il pianeta Terra sono chiamati ad assumere decisioni importanti che, prima di ogni altra cosa, puntano a salvaguardare la vita. La civiltà che tutti conosciamo è seriamente in pericolo e noi tutti abbiamo il dovere di fermarci davanti al grido di questo pianeta gravemente malato. Sparanisani, concittadini, politici ed amministratori, è tempo di scegliere cosa conta, vale a dire la nostra vita, e cosa può passare in secondo ordine, cioè le vostre pur legittime aspirazioni politiche. E’ ora il tempo di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. Occorre riadattarsi subito perché da soli affondiamo. Se avete fede o se, come dite, avete a cuore le sorti di questa città, presenti e future, allora questo è il momento di dimostrarla, di fonderla alle buone azioni ed al dialogo civile e costruttivo affinché si possa alimentare la speranza. C’è ancora tempo per rendere questa nostra comunità composta da 7400 anime, un posto migliore. Ce la possiamo fare se siamo tutti a remare nella stessa direzione e sono sicuro che andrà tutto bene, se Dio vuole. Oggi è il momento di volersi bene … Con affetto, Ilario Capanna, Direttore Responsabile
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