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Conclusa la gara: presto gli sparanisani riavranno il glorioso palasport

Martiello: “Un luogo di crescita per intere generazioni”
31/5/2020 19:53

SPARANISE – Ci sono luoghi di una città che in qualche modo sono destinati, per importanza storica, architettonica, archeologica o anche semplicemente per tradizione, a diventarne simbolo. Sono luoghi universalmente riconosciuti che racchiudono nel proprio simbolismo la storia, la cultura e la tradizione di un luogo e dei suoi abitanti. Sparanise non ha tanti simboli nei quali riconoscersi, ma quei pochi che ha se li tiene stretti perché rappresentano per gli sparanisani una sorta di cordone ombelicale dal quale, che si viva in terra calena o nell’altra parte del pianeta, nessuno è disposto a staccarsi. E se la fontana Beatrice, attraverso ormai 3 secoli di storia, rappresenta la storia, la tradizione, gli usi ed i costumi di un popolo, che parte dall’agorà di un paese che è diventato città solo sulla carta, e rimane nei cuori degli sparanisani per sempre, la stazione ferroviaria è il luogo della partenza e del ritorno, dove si alternano speranza per il futuro ed amore per le radici, c’è un altro luogo che rappresenta la Sparanise moderna: il palazzetto dello sport. Il luogo che l’intera Italia conosceva come l’arena di Sparanise dove si affrontavano i giganti della pallavolo. Un luogo che sin dalla fine degli anni ’80 ha rappresentato il bigliettino da visita di una città che ha fatto, proprio partendo da quel luogo, una sorta di icona del meridione precario e senza soldi ma con tanta voglia di fare e nessuna paura di affrontare le metropoli del volley come Roma, Milano e Firenze, la storia della pallavolo italiana. In quel palazzetto si sono vissuti i momenti di gloria più alti della storia sportiva di Sparanise. Tra quelle mura, in cui hanno giocato tanti campioni del mondo, la mitica VBC Sparanise a trazione argentina, allenata dal coach Edu Pizzichillo, capitanata da Alejandro Grossi e composta da tantissimi ragazzi di Sparanise diventati atleti di livello nazionale come i fratelli Massimo e Fabio Monfreda, Pietro Scialdone, Peppe Santagata, Michele Pacecchi e Massimo Picillo, conquistò una promozione in serie A (la seconda della sua storia) e vinse, davanti al suo pubblico, fino ad allora unica squadra del sud Italia ad esserci riuscita, la Coppa Italia di Lega che dallo scorso mese di gennaio ha trovato posto in una teca all’interno dell’aula consiliare del municipio. Per dare la reale dimensione di quella impresa, basti pensare che il primo turno dell’edizione successiva della Coppa Italia, vide opposta sul taraflex di viale medaglia d’oro, la Com Cavi Sparanise con la corazzata Il Messaggero Ravenna, squadra campione d’Italia, Campione d’Europa e Campione del Mondo per club in carica, cara a quel Raul Gardini patron del colosso mondiale Enimont. Dunque quel luogo è stato per quasi un quarto di secolo un autentico simbolo in rappresentanza di un popolo che nonostante tutte le avversità, non si è mai arreso. Un popolo di ragazzi diventati uomini che ha lottato, ha perso, ha vinto ma soprattutto si è riconosciuto in quella sorta di casa-simbolo dove allenarsi ed imparare anche a vivere. Dove apprendere gli schemi e la disciplina dello sport come metafora applicata dell’umana esistenza, e crescere con valori sani, positivi e costruttivi come solo lo sport può insegnare a fare. Eppure, c’è un’intera generazione di giovani che quel luogo, quell’autentica palestra di sport e vita, cosi ricco di storia, non lo ha potuto frequentare. Non ha potuto emulare le gesta sportive dei campioni made in Sparanise. Non ha potuto sognare di diventare un campione della pallavolo. E infatti, di campioni made in Sparanise non se ne sono più avuti. Eh già perché dal 2013, il palasport si è trasformato, unitamente alla piscina comunale (ma qui la storia è ancora più triste perché le responsabilità del fallimento si spalmano in un arco temporale decisamente più lungo), nel luogo simbolo della cattiva amministrazione. Il luogo simbolo della vita, non solo sportiva ma anche sociale e culturale, negato alle nuove generazioni. Un luogo di aggregazione che per l’oggettiva e colpevole miopia di chi, viceversa, avrebbe dovuto avere ben altra attenzione, si è trasformato nel luogo del degrado, dell’incuria e del fallimento. Un luogo spogliato e derubato della sua gloria, prima da chi non ha saputo tutelarlo e poi dai ladri che hanno fatto razzie di ogni cosa che avesse un minimo di valore. Ci sono voluti 7 anni perché finalmente, grazie alla caparbietà di chi non si è voluto arrendere ancora una volta al degrado programmato, dopo un iter di quasi due anni, il palasport potesse tornare al centro dell’attenzione della vita sportiva, sociale e culturale di Sparanise. Ora, a prescindere dal colore politico, dalle amicizie e dalle simpatie personali degli uni e degli altri, ciò che risulta essere evidente deve essere anche detto. Va dato atto all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Martiello di averci creduto fino in fondo. Di aver promesso in campagna elettorale l’impegno di riaprire il palasport e di averlo mantenuto. Questo è un fatto e se permettete, le chiacchiere stanno a zero. Non è dato sapere in che mese verrà consegnato al popolo di Sparanise ma con la conclusione dell’iter procedurale e l’inizio dei lavori previsto per il mese di luglio, è auspicabile che per questo autunno, se tutto andrà bene, il palasport riaprirà finalmente i battenti e i ragazzi potranno riprendere a giocare ed a sognare come e meglio di prima. Questa notizia, unitamente all’emissione del decreto della Regione Campania che, dopo un lungo ed estenuante lavoro di pressing del sindaco Martiello, con la collaborazione del consigliere regionale Giovanni Zannini, concede al Comune di Sparanise un contributo di 1 milione e 150 mila euro utili a completare la piscina comunale e all’approvazione in giunta comunale del progetto preliminare di costruzione dello stadio comunale con annessa pista di atletica, rappresentano la prova provata che se c’è la volontà politica di realizzare opere di pubblica collettività, lungaggini burocratiche a parte, non ci sono ostacoli che tengano. A prescindere da come i lettori la vorranno pensare, se queste tre opere verranno realizzate, nel giro di 1 anno e mezzo Sparanise potrà finalmente avere la tanto agognata cittadella dello sport. E se ciò avverrà, lo si deve a questa amministrazione comunale che, piaccia o no, sta dimostrando con i fatti di crederci fino in fondo. Bravi. Chapeau!
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