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E’ finita la stagione dei reality...

Ecco perché hanno stancato il pubblico
16/4/2007 19:20

Sparanise (Raffaele Sarno) - La stagione televisiva che sta per concludersi sarà ricordata sicuramente per il calo di ascolti di molti reality. Questo genere televisivo, nato con la prima edizione del Grande Fratello del casertano Taricone (nella foto) e soci, sembra infatti aver stancato il pubblico. I motivi possono essere molteplici. Il più significativo è senza dubbio il fatto che se ne sia abusato troppo nel senso che negli ultimi sette anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Isole, fattorie, beauty farm, circhi, ristoranti, squadre di calcio, gente che mangia cose disgustose e chi più ne ha più ne metta. Insomma, troppo anche per un popolo come quello italiano che finora si era sempre mostrato voyeurista al cento per cento.
Un altro problema di fondo, oltre a quello della quantità, è sicuramente quello della qualità. Scadente, molto scadente. Si punta a fare ascolti facendo litigare le persone, trattandole come cavie da laboratorio e creando ad hoc situazioni che nella vita reale non accadrebbero mai. E allora di che reality si tratta? Dov’è questa realtà se tutto viene costruito? Molto probabilmente, l’unico reality puro sotto questo punto di vista, è stato proprio il primo Grande Fratello. I ragazzi della prima edizione non sapevano a cosa andassero incontro e quali reazioni potesse avere il pubblico dinanzi a determinate situazioni. Ora, invece dopo sette edizioni del programma targato Endemol e dopo altre decine di altri programmi simili, i partecipanti sanno come comportarsi e cosa fare per accattivarsi il favore del pubblico o per rendersi diversi agli occhi degli spettatori. Non dobbiamo meravigliarci, quindi, se molte persone si sono stancate di essere quasi prese in giro. Quella del reality deve restare una parentesi nella storia della televisione. Una parentesi che ora andrebbe chiusa. Abbiamo bisogno di idee nuove, c’è crisi di innovazione nel mondo televisivo, ecco perché, in futuro, il ruolo dell’autore sarà ancora più decisivo. Non si dovrà più occupare di creare dei fenomeni momentanei, da far fotografare sulle riviste patinate, ma anzi dovrà puntare sulla professionalità e sulle reali capacità di chi si cimenta con il piccolo schermo.
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