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Da Caiazzo un singolare invito al vice premier Rutelli: “Venga al cicoria day”

Tre giorni di full immersion sulla verdura afrodisiaca
30/5/2007 16:31

Caiazzo - “Caro Ciccio, ti invitiamo con la gentile consorte al Cicoria Day- che si terrà nella nostra comunità dall’uno al tre giugno”. Le parole d’esordio della cortese lettera inviata in questi giorni al vice premier Francesco Rutelli. Parole confidenziali- scritte da una rappresentanza dell’Accademia della Cicoria, con il comitato- deus ex machina della tre giorni- dedicata alla gustosa pianta erbacea, finita negli ultimi tempi nel mirino dei media(giornali-radio e tv nazionali- per le miracolose proprietà afrodisiache. La caratteristica verdura- regina della tavola- sarà protagonista di una festa enogastronomica, che ha lo scopo di diffondere l’immagine di una città – ricca di storia e cultura. Una tre giorni di gastronomia mixata all’arte, all'artigianato, con momenti di musica, teatro, visite guidate nella città “romana”, danza e mostre. Un evento importante, che mira a valorizzazione il prodotto tipico della città(con olio e vino)- che farà conoscere le bellezze architettoniche, le tradizioni di Caiazzo- che si appresta a diventare capitale della cicoria. Una città in fermento culturale- che, non con caviale e ostriche, ma con l’umile cicoria tenta la scalata turistica. “Caro Ciccio”- prosegue- la lettera-invito- “è l’occasione per provare il “principio attivo miracoloso” della nostra cicoria- da millenni decantato dai nostri avi. Ti aspettiamo, a Caiazzo- cittadina- che ha dato i natali a Giuseppe Jovinelli, fondatore del teatro Jovinelli di Roma, patria del vino Pallagrello”. Un invito ruspante, quello di una comunità, forte nel carattere, gelosa della propria identità- ancora oggi visibile nell’elemento indigeno. Borgata casertana allevata e allenata al ragù, che è buonissima cosa, non a salmone- orgogliosa della propria cultura contadina, che sa ancora di canti sull’aia, di nenie, da mietitori, di cori di filande. Cose da amare e venerare. “Abbiamo bisogno di diluire pian piano il ragù(unendolo al salmone), familiare al nostro palato- per immergerci in un profumo, sia pure lontano, di cose sconosciute alle nuove generazioni- che hanno l’opportunità di riscoprire sapori in via di estinzione”. Fonte Casertasette
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