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Minacce di morte al cronista De Stavola, in pericolo anche Enzo Palmesano

Per ben due volte lasciati pesci morti sulla sua autovettura
7/10/2007 22:33

Pignataro Maggiore – Il cronista del “Giornale di Caserta”, Davide De Stavola, nella giornata di sabato si è recato alla Stazione carabinieri di Pignataro Maggiore per denunciare minacce di morte. Per due volte gli uomini delle cosche camorristico-mafiose lo hanno seguito, hanno studiato i suoi spostamenti e gli hanno lasciato un messaggio macabro e inequivocabile sull'autovettura: un pesce morto. Davide De Stavola è in grave pericolo (unitamente al giornalista professionista Enzo Palmesano, minacciosamente e irresponsabilmente indicato da esponenti di An locali e nazionali quale ispiratore delle inchieste che si effettuano sul territorio) da quando, con il giornalista professionista Carlo Pascarella, effettuò un clamoroso blitz per documentare il degrado della villa bunker confiscata dalla magistratura al boss Raffaele Ligato. Di seguito l’esposto denuncia fatto recapitare in redazione dal Comitato Anticamorra.
ESPOSTO-DENUNCIA – 3 OTTOBRE 2007 Ai consiglieri comunali di Pignataro Maggiore Alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (tramite la Stazione carabinieri di Pignataro Maggiore) Alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli Al Prefetto di Caserta Al Ministro dell'Interno Alla Commissione parlamentare antimafia A Pignataro Maggiore (provincia di Caserta), città tristemente nota come la “Svizzera dei clan”, il giornalismo d'inchiesta è colpito in continuazione da ogni tipo di censura, da pressioni politiche di esponenti locali e nazionali, da valanghe di querele, da minacce di morte delle cosche camorristico-mafiose, dalle “attenzioni” di imprenditori dalle multiformi attività. In questo clima estremamente pericoloso, in data 28 maggio 2007, due cronisti del quotidiano “Giornale di Caserta”, entrambi di Pignataro Maggiore, Carlo Pascarella (giornalista professionista) e Davide De Stavola (collaboratore esterno), si recarono alla villa bunker di via del Conte, confiscata dalla magistratura al boss Raffaele Ligato, per documentare con fotografie lo stato di degrado in cui versa l'immobile, con grave responsabilità dell'Amministrazione comunale finora non sanzionate. Arrivati alla villa bunker, Carlo Pascarella e Davide De Stavola vi trovarono il figlio di Raffaele Ligato, Pietro - anch'egli esponente di spicco della consorteria criminale Lubrano-Ligato -, il quale era a colloquio con due persone, una delle quali i cronisti del “Giornale di Caserta” riconobbero nell'imprenditore Tommaso Verazzo. Quest'ultimo impegnato nel grande affare dell'inceneritore della Biopower srl, presentato come una centrale elettrica cosiddetta “a biomasse vergini”; progetto fortemente sponsorizzato dal sindaco Giorgio Magliocca e dalla maggioranza del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore, che hanno dato il via libera ad un'apposita convenzione. La presenza del boss Pietro Ligato alla villa bunker dimostrava una volta di più, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che i beni confiscati nella “Svizzera dei clan”, sono sempre sotto lo stretto controllo delle cosche. A Pignataro Maggiore la situazione è molto più grave che a Corleone e a Casal di Principe, per quanto riguarda la mancata riutilizzazione a fini sociali dei beni confiscati. A seguito del coraggioso blitz di Carlo Pascarella e Davide De Stavola si sarebbe creata una situazione di ancora più grave pericolo, non solo e non tanto per aver visto Pietro Ligato alla villa bunker – non è una novità, la sua presenza in via del Conte -, ma per essere stati testimoni dell'incontro dello stesso Ligato con l'imprenditore Tommaso Verazzo. E infatti il 14 giugno 2007, Pietro Ligato si recò dalla sorella di Carlo Pascarella, Giovanna Pascarella, e le disse una frase dal tenore inequivocabile: “Non capisco perché tuo fratello va appresso a uno come Palmesano che non sta bene con la testa. Uno di questi giorni vado a casa di Palmesano e gli sparo quattro botte”. Pietro Ligato, come vari esponenti politici locali e nazionali, evidentemente ritiene che Enzo Palmesano sia l'ispiratore di tutte le inchieste giornalistiche che si svolgono sul territorio della “Svizzera dei clan”. L'incontro Ligato-Verazzo alla villa bunker fu anche oggetto di un articolo pubblicato dal “Giornale di Caserta” in data 28 giugno 2007, a pagina 15, a firma di “Silvia Rivera”, con il titolo: “Summit Ligato-Verazzo alla villa bunker”. Ma, nonostante il colloquio tra il boss e l'imprenditore del progetto-Biopower sia ormai da tre mesi di pubblico dominio, nessuna presa di posizione in merito si è registrata nel mondo politico locale. Un silenzio che il Signor Prefetto e il Signor ministro dell'Interno dovrebbero valutare ai fini della eventuale nomina di una Commissione d'accesso a carico dell'Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore. In data 4 agosto 2007, a pagina 2, il “Giornale di Caserta” ha poi pubblicato un articolo senza firma, con il titolo: “Impegno per la legalità, tre imprenditori in campo; occhiello: “La lotta nel casertano e nel napoletano di Turino e dei Verazzo: hanno deciso di sostenere un'associazione anticamorra”. Uno dei tre imprenditori “anticamorra” è proprio quel Tommaso Verazzo che il 28 maggio 2007 era a colloquio con il boss Pietro Ligato alla villa confiscata; un altro è Giovanni Verazzo, figlio di Tommaso; il terzo è Mario Turino, detto “Fernando”, al quale un'informativa dei carabinieri della Stazione di Pignataro Maggiore del 22 novembre 2005 attribuiva cointeressenze con l'attuale sindaco Giorgio Magliocca nella gestione della società sportiva “Pignataro calcio”. Come è noto, inoltre, in una pratica edilizia di Mario Turino (permesso di costruire rilasciato alla moglie) fu ritrovato un foglio di carta intestata di una ditta di trasporti di Pietro Ligato, con sede nella villa bunker di via del Conte. E' inevitabile notare – ad ogni buon fine – che gli imprenditori Tommaso Verazzo e Mario Turino hanno alcune cose in comune: 1) il recente impegno “anticamorra”, tutti e due insieme, non con iniziative autonome e in tempi diversi, segno di una ferrea sintonia e di una cementata amicizia; 2) gli ottimi rapporti con il sindaco Giorgio Magliocca e con l'Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore; 3) vicende che s'intrecciano con il boss Pietro Ligato (chi per un colloquio chi per un foglio di carta intestata). Vogliano le Autorità in indirizzo procedere per quanto di competenza. Pignataro Maggiore, 3 ottobre 2007 COMITATO ANTICAMORRA
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