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Frode sugli alcolici: arrestato titolare di un'azienda di Sparanise

Si tratta di Carlo Latino patron della L.B.S. Trading Srl
17/6/2009 16:50

Sparanise - Smascherati dai finanzieri di Cuneo due gruppi criminali con ramificazioni in numerosi Stati Ue specializzati in frodi fiscali nel settore degli alcolici. Sono state arrestate otto persone e accertata una frode complessiva per un imponibile di 11,5 milioni, con un'evasione dell'Iva per oltre 2 milioni di euro. Le indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Mondovì, hanno avuto origine da una verifica fiscale avviata nel 2008 nei confronti di una società del settore della produzione di liquori e del commercio di bevande e vini, soprattutto champagne. Si tratta della Planet Srl di Cervasca, con deposito fiscale a Magliano Alpi, i cui soci, Ivo Taricco e Ezio Filippi, sono stati arrestati con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. Con la stessa accusa sono stati arrestati Giuseppe Guidotti di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, Carmine Prota di Napoli, Paolo Sepe di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, Carlo Latino di Sparanise, in provincia di Caserta, Michele Cilla di Pioltello, nel Milanese, e Lorenzo Pitirra di Arezzo, tutti operanti nel settore del commercio di liquori e bevande. Sono sfuggite alla cattura due persone residenti in Campania e sono in corso le indagini per arrestarle. L'operazione, imperniata sulle attività facenti capo a Taricco e Filippi, riguarda due distinti filoni d'indagine. In entrambi i casi di tratta di frodi carosello per l'evasione di Iva. Il primo gruppo usava dichiarazioni di intento che le imprese coinvolte, come la Giuseppe Guidotti Srl di Giugliano in Campania, la Omnia Futura Sas di Scalea, la L.B.S. di Latino Carlo e la L.B.S. Trading Srl di Sparanise, inviavano alla Planet Srl. Con le dichiarazioni le ditte attestavano falsamente di essere esportatori abituali e di aver diritto a ricevere fatture in regime di non imponibilità Iva. In realtà si trattava di imprese fantasma che emettevano, a loro volta, fatture false con le quali la merce risultava regolarmente sottoposta a Iva, nei confronti delle società facenti capo a Giuliano Maisto. Sulle fatture false veniva indicato un imponibile abbattuto di circa il 20% e la relativa Iva veniva indebitamente detratta dalle società ultime acquirenti. I prezzi che queste potevano praticare queste erano altamente competitivi e potevano così avere una posizione dominante sul mercato partenopeo. Accertata una frode per un imponibile di circa 3,5 milioni di euro che, secondo la Gdf, aumenterà grazie alla documentazione sequestrata nel corso di 23 perquisizioni in Piemonte, Campania e Calabria, nelle sedi delle società coinvolte e nelle abitazioni degli arrestati.
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