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Italo Bocchino presenta Generazione Italia

Nasce oggi il nuovo soggetto aggregatore di idee e persone
1/4/2010 13:6

Roma - Generazione Italia nasce come aggregatore e come tale ha l’obiettivo di unire e non dividere, punta a essere un laboratorio di idee e un generatore di passione politica, avendo come elemento principale del suo agire quell’armonia che Pinuccio Tatarella ci ha insegnato e che è stata l’ingrediente principale del successo del centrodestra italiano.
Sapendo di deludere coloro che l’avevano dipinta in altro modo, va precisato che l’obiettivo principale di Generazione Italia è contribuire alla crescita della classe dirigente che dovrà cambiare il nostro Paese nei prossimi dieci anni, rendendolo istituzionalmente migliore, meritocratico e maggiormente competitivo. Per fare questo serve partire da una stagione di riforme, sfruttando al massimo l’opportunità che viene dai tre anni senza voto e dal successo ottenuto dalla maggioranza nelle elezioni di medio termine. E’ giunta l’ora di cambiare la Costituzione per introdurre il presidenzialismo coniugato al federalismo, superare il bicameralismo perfetto e ridurre il numero dei parlamentari. Va fatto coinvolgendo l’opposizione che aveva lavorato anch’essa a questi temi prima nella bicamerale D’Alema e poi con la bozza Violante, ma non va riconosciuto a essa un diritto di veto. Sì al dialogo, ma se c’è un no strumentale, la maggioranza ha il dovere di procedere, allargandosi a spezzoni riformatori dell’opposizione e se necessario andando a verificare che ne pensano gli italiani con il referendum confermativo. Riforme significa mettere mano anche al sistema fiscale per renderlo più equo, abbassando le tasse e riducendo le aliquote in modo da togliere ogni alibi a chi evade e prevedendo le manette per chi continua a non pagare le tasse. Significa anche interrogarsi sulla necessità di cambiare la previdenza riprendendo la riforma Maroni, sapendo che facendo finta di niente i padri si stanno mangiando i soldi dei figli. E significa anche riformare la giustizia, senza tentazioni punitive verso i giudici ma con la determinazione di chi sa che oggi la magistratura spesso non fa bene il suo dovere e spessissimo invade il campo della politica in uno scontro istituzionale ormai inaccettabile. Per fare tutto questo deve scendere in campo il tridente della maggioranza di governo e del cambiamento degli ultimi quindici anni, composto da Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Un gioco di squadra a tre può trasformare radicalmente l’Italia nei prossimi anni, stabilizzando il bipolarismo e rafforzando la democrazia diretta. Sulle riforme Berlusconi deve ripetere il miracolo fatto negli anni Novanta quando ha messo insieme Alleanza Nazionale e la Lega, contribuendo alla trasformazione sostanziale di due mondi politici. Oggi deve poggiare l’architrave del nuovo assetto istituzionale su due colonne, quella del presidenzialismo rappresentata da Fini e quella del federalismo rappresentata da Bossi. In questa partita Gianfranco Fini può giocare un ruolo primario, simile a quello interpretato da Nancy Pelosi nella riforma della sanità statunitense, favorendo la coesione tra Pdl e Lega, aprendo il dialogo con l’opposizione e rassicurando il Quirinale. E adesso veniamo al rapporto tra Generazione Italia e il Pdl e a quello tra Generazione Italia e Fini. Sul primo punto sappiamo che la missione di Generazione Italia ha bisogno di uno strumento e noi scommettiamo sul Pdl, movimento che abbiamo contribuito a fondare e nel quale non siamo capitati e non ci stiamo per caso o per mancanza di alternative. Vogliamo contribuire al rafforzamento del grande partito degli italiani, rendendolo forte e democratico, partecipato e plurale come deve essere un partito così ampio. Senza mettere mai in discussione la leadership di Berlusconi, il ruolo dei coordinatori e l’assetto della classe dirigente. Il problema non è di organigramma, ma di stabilizzazione del progetto politico. Infine il ruolo del presidente della Camera Gianfranco Fini. Generazione Italia vuole essere un ponte tra Fini e il Pdl per rendere più aderente al progetto-partito il lavoro del Presidente della Camera, per armonizzare posizioni che possono e devono convivere evitando strappi inutili e discussioni che rischiano di danneggiare un progetto politico di ampio respiro. Tutto ciò senza sentire il bisogno di conte materiali, ma puntando sulla conta immateriale delle idee, delle tesi, delle intelligenze disponibili a collaborare. Concludendo, e deludendo non poco i detrattori del nostro progetto, Generazione Italia nasce “per” e non “contro”. Per dire sì alla leadership di Berlusconi e coniugarla al ruolo di Fini, per dire sì al rapporto strettissimo con la Lega ma ricercando il giusto contrappeso alle posizioni a volte estreme tipiche di un partito territoriale e identitario. Per dire sì al Pdl e ai coordinatori che lo guidano chiedendo però più partecipazione e maggiore valorizzazione delle differenze. * Italo Bocchino, vice capogruppo vicario PDL Camera dei Deputati.
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