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L’inferno e la bellezza del litorale domitio nel docufilm di Minieri "La Baia"

On line su Youtube il trailer realizzato da Tony De Angelis
29/1/2014 16:44

Castelvolturno – Si chiama semplicemente “La Baia” ed è il primo film/documentario incentrato sulla nascita e lo sviluppo alienante, privo di ogni regola edilizia del litorale Domitio e di Castel Volturno. A ideare il progetto è stato Salvatore Minieri, giornalista che sta curando anche la sceneggiatura del docufilm. Nel corso del documentario si incontreranno le testimonianze di giornalisti, amministratori, ma soprattutto dei protagonisti indiscussi di un territorio unico in tutto il mondo. “La Baia”, infatti, vuole porre l’accento sui numeri inquietanti dell’area costiera compresa tra Mondragone, Castel Volturno e Villaggio Coppola. Un milione e mezzo di metri cubi di cemento armato, tutti abusivi in quello che è stato definito dalle organizzazioni ambientaliste internazionali, uno dei posti ecologicamente più compromessi del pianeta.
Secondo l’Unesco, infatti, quella fascia litoranea risulta essere tra i tre siti più devastati al mondo sotto il profilo della salubrità dell’ecosistema. Il Wwf, invece, ha stimato in 80 anni il lasso di tempo che occorrerà agli equilibri naturali dell’area per ripristinarsi solo parzialmente. Case e palazzi, parchi acquatici, porti, moli e darsene, interi complessi residenziali e alberghieri sono stati straordinari segnali di un finto boom turistico, durato meno di un decennio. Ora tutto resta a fare da sinistro scenario alla baia. Un caso unico al mondo di territorio nato per ospitare la ricca upper class italiana, ma finito come contenitore spettrale per le disperazioni di ogni latitudine. Il film La Baia uscirà in primavera ed è uno dei primi esperimenti giornalistici di narrazione diretta delle fenomenologie del litorale domitio. Tra i protagonisti, una delle più importanti “voci narranti” della costiera domitiana, Vincenzo Ammaliato, giornalista e sceneggiatore che appare ne La Baia come testimonial d’eccezione. A realizzare la postproduzione c’è un’altra firma di prestigio, Tony De Angelis che è anche curatore delle riprese e della fotografia del docufilm di Salvatore Minieri.
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