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I carabinieri di Sparanise mettono sotto sequestro una parte dell’area ex Pozzi

Rinvenuti rifiuti pericolosi. Urge una bonifica ambientale
14/5/2014 21:55

Sparanise, IC – Sono anni ormai che non passa una sola settimana senza che lo stato di assoluto degrado ed abbandono di parte dell’area industriale della ex Pozzi finisca in qualche inchiesta giornalistica o tra i verbali di sequestro redatti dai Carabinieri o dalla Polizia Municipale. Come dei contabili vittima di una sindrome rabbiosa da impotenza, da umili operatori dell’informazione della provincia più maltrattata ed abusata d’Italia e forse d’Europa, siamo ancora una volta a riportare quello che è solo l’ultimo di una lunga ed estenuante serie di aggressioni perpetuate ai danni del territorio caleno. Non si è ancora spenta l’eco mediatica della maxi operazione dei Carabinieri che l’altro ieri hanno eseguito un’ordinanza restrittiva (arresti domiciliari) nei confronti di ben 13 persone nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere riguardante la sfilza di reati commessi dai titolari del Caseificio Cantile, che dista solo poche decine di metri dall’area in questione, ed ecco qui di nuovo a parlare della ex Pozzi. Ormai la possiamo definire come la terra di nessuno dove tutti possono inquinare. Una sorta di porto franco delle porcherie, dove ogni soggetto, inquina come può. C’è il “mozzarellaro” che scarica abusivamente siero e scarti di lavorazione di prodotti caseari direttamente nel Rio dei Lanzi, come accertato dalle riprese dei Carabinieri e dei giornalisti, che poi affluisce nei regi Lagni che a loro volta sfociano direttamente nel mare Tirreno che bagna il litorale domitio. E qui si potrebbe aprire un capitolo sulla ormai famosa puzza costante che appesta l’intera area, che qualche mese fa, a margine della dichiarazione di un consigliere comunale di Sparanise, tenne banco su un giornale provinciale. In quella occasione si fece passare per buona la tesi che la puzza fosse da attribuire alla centrale termoelettrica, ed a nulla valsero le risposte fornite dagli svizzeri che gestiscono la centrale all’amministrazione comunale a margine di una seduta della commissione ambiente congiunta, nelle quali si faceva semplicemente notare che il gas metano è inodore, incolore ed insapore e quindi, tecnicamente” non può puzzare. Oggi tiene banco l’ennesimo sequestro dei Carabinieri agli ordini dell’instancabile maresciallo Bardi che, unitamente al comandante della Polizia Municipale Fusco, hanno sempre mantenuto alta la guardia.
Dal report che i Carabinieri hanno stilato durante il sopralluogo alla ex Pozzi si legge testualmente: "aria irrespirabile per il forte e persistente odore di solventi e vernici. Vi è la presenza di lastre di amianto ormai in polvere, nonché accumuli di buste di spazzatura in sacchi neri chiusi…vi è la presenza sul terreno di interi fusti con all'interno barattoli di vernici e solventi con la scritta Pozzi ormai fuoriusciti e a contatto con il terreno, mentre all'interno vi sono interi fusti chiusi ormai scoppiati e gonfi, pieni di materiale e liquido acido, alcuni dei quali si sono riversati sul pavimento". Il tutto corroborato dall’inchiesta giornalistica del collega Salvatore Minieri che in un video postato qualche giorno fa aveva ripreso lo sversamento illegale del caseificio e la fuoriuscita di materiale sospetto a soli 30 centimetri dal terreno nei pressi dei capannoni. All'esterno, come dimostrato nel reportage del giornalista, i cumuli e i rifiuti pericolosi saltano fuori al primo colpo di zappa, sembra quasi che i terreni che fanno da corona alla Pozzi siano saturi di materiale tossico e inquinante. I carabinieri di Sparanise hanno registrato ovunque la costante presenza di amianto sbriciolato, materiale che svetta nella classifica delle sostanze più cancerogene in assoluto. Tutto qui ? Niente affatto. Come la mettiamo poi con il depuratore che doveva essere presente ed operante nell’area ex Pozzi di cui non si vede neanche l’ombra ? Il giallo del depuratore fantasma si è materializzato agli sparanisani nel corso del comizio tenuto dal candidato sindaco della lista Insieme per Sparanise Antonio Merola, ieri sera in piazza Giovanni XXIII. Secondo quanto ricostruito da Merola, all’atto del suo insediamento e per gli anni successivi, la Calenia Energia avrebbe pagato a favore dell’ASI di Caserta, che da anni ha il controllo dell’area industriale sparanisana, diverse centinaia di migliaia di euro; si parla di 500-600 mila euro. In cambio l’ASI, tra le altre infrastrutture da fornire, avrebbe dovuto costruire anche un depuratore. Che fine abbia fatto il depuratore e che fine abbiano fatto i soldi, come ha detto Merola, non è dato sapere. Di fatto il depuratore non c’è e magari chi doveva vigilare affinché l’opera venisse realizzata, evidentemente nel frattempo, deve essersi distratto… Nemmeno l'ex sindaco della vicina Calvi Risorta Giacomo Zacchia, per anni nel Consiglio di amministrazione dell'ASI, pare si fosse accorto di una situazione così pericolosa per la sicurezza sanitaria collettiva. Eppure il sindaco Sorvillo, supportato dal Comandante della Polizia Municipale Fusco, ha emesso un’ordinanza sindacale nella quale si ordina al signor Gennaro Stradolini, curatore fallimentare dell’Iplave Vernici, di rimuovere, recuperare, smaltire e mettere in sicurezza i rifiuti pericolosi e l’amianto presente nella zona tra i comuni di Sparanise e Calvi Risorta. Laconica ed inquietante le dichiarazioni dello stesso Stradolini che in ha più volte ribadito che la società non ha fondi per operare la bonifica, ed ha chiesto l’intervento degli Enti territoriali. Ora, dopo il sequestro dei Carabinieri di Sparanise il curatore fallimentare sarà costretto ad intervenire entro trenta giorni o, eventualmente, potrà presentare ricorso al Tar Campania. Le ordinanze emesse da Sorvillo e da Caparco recepiscono i verbali di sopralluogo dell’Arpac, della stazione dei carabinieri e della Polizia Municipale di Sparanise, nei quali era stato già denunciato tra il mese di gennaio e quello di aprile, il forte livello di inquinamento dell’area. Circostanze che avevano spinto la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere a ordinare il sequestro di alcuni capannoni ricadenti sul territorio sparanisano, anche se i tecnici dell’Arpac avevano più volte sottolineato la forte e pericolosa presenza di rifiuti nel resto dello spazio ex Pozzi ricadente sia sul territorio di Sparanise che su quello di Calvi Risorta. A margine di tutto questa bella roba i cittadini di Sparanise e dell’agro caleno si pongono una sola domanda: come andrà a finire questa triste storia ? Beh, visti i precedenti fallimenti prodotti dagli esseri umani parte in causa dell’intera vicenda, forse bisognerà attendere un aiuto divino…
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